Postato il: 10-07-2005 @ 11:57 pm -- letta 2381 volte
Incastrato in una camicia macchiata,
in una delle troppe nostalgie di mia madre.
Potevo camminare per mezz’ora la sera, fino al porto,
senza per questo sentirmi chiamare.
Potevo immaginare le cosce di Anna,
i fianchi lisci non ancora impugnati.
Potevo restare per un’ora la notte, a pensarti,
senza per questo doverti chiamare.
Perché fin dalla prima trincea,
già sapevo che non ci saremmo mai stesi la mano.
Perché fin dalla prima battaglia,
già sapevo che perderci,
avrebbe avuto comunque, un sapore un po’ strano.
E mentre cadeva confuso il mio autunno
col passo piombato,
su una stradina in salita,
con gli occhi più stanchi e più sporchi
di quanto avrei detto
o avrei mai immaginato,
mi ritrovai le tue braccia sul collo,
e i piedi rivolti dove passava la strada,
e andai con le mani,
i capelli, col viso sbiancato,
a dirti gli sguardi, a spiegarti i segreti,
che tanto sapevo, non avremmo capito.
E ancora, sospeso in discorsi di noia,
spezzati di rabbia
Mi trovo a parlare di strofe scordate .
E guardo po’ triste la storia finita
come un padre seduto…
...nascosto nell’ultima fila.