Postato il: 12-12-2007 @ 06:02 pm -- letto 2689 volte
Mentre prosegue la mia teorica lettura del prossimo anno, spinta dal desiderio di capire e prepararmi meglio al tempo in formazione, basta un pensiero disordinato, e mi ritrovo catapultata indietro, per cui mi sono convinta che se non mi soffermo un po’, non riuscirò a procedere.
La giornata è limpida e fredda, c’è un insieme di blu e di azzurro messi in evidenza da un vento capriccioso che ha portato via ogni più piccola nube e disperso anche l’idea della nebbia, di solito dalla mia finestra, in questa prima parte di dicembre, si vedevano i primi addobbi natalizi, ma per ora non se ne parla neanche.
Qualche anno fa c’è stata l’inflazione di babbo natale appeso ad una scaletta che faceva un ipotetico tentativo di entrare non più dal camino…. perché si sarebbe incastrato nei tubi di aerazione, ma dai balconi… quest’anno non si sa che strada deciderà di seguire.
In casa mia, da quando i figli sono diventati uomini e donne, si fa per rituale usanza, un piccolo alberino di Natale, già pronto, come un ombrellino da passeggio, e per ricordare la nostra tradizione familiare, alla base dell’albero, come sempre, ci sarà la piccola grotta in cartapesta che risale ai tempi della mia fanciullezza, completa di Maria, Giuseppe e Gesù, che verrà posto nella culla a mezzanotte, con qualche moderno Angelo arrampicato in modo un po’ precario ma miracolosamente stabile…. Come solo gli Angeli possono fare.
Il tempo e le vicissitudini della vita mi hanno fatto assumere una sorta di distacco emotivo da tutto e da tutti, per evitare sofferenze, in questo modo riesco ad apprezzare le emozioni senza esserne mai travolta…. eppure, in certi casi devo almeno lasciare che il mio pensiero si imbarchi nella mia personale macchina del tempo, al comando di: indietro tutta.. no, non per restare bloccata sul passato, ma per rivivere con gioia tempi trascorsi che si trovano sempre ben ordinati nella dimensione dei ricordi.
Il primo Presepe splendido che io abbia mai visto lo costruì mio padre reduce dell’ultima guerra. Per giorni e giorni mi fu interdetto l’ingresso nella grande stanza da pranzo, che veniva usata molto di rado e solo per rappresentanza, visto che avevamo l’abitudine di stare tutti insieme in cucina, in una famiglia pseudo-patriarcale… causa distruzioni belliche.
Ero incuriosita dai rumori che sentivo, ma non mi era permesso disubbidire nemmeno un po’.
La casa, al centro di Roma, era molto grande ma eravamo talmente tanti che poteva apparire perfino piccola; la ricordo ancora in ogni sua piccola penombra, con i soffitti talmente alti che le lampadine facevano fatica ad illuminare tutti gli spazi.
Poi arrivò la vigilia, che rappresentava davvero una festa grande… mio padre era tornato a casa, da un campo di concentramento, era venuto a piedi e ci aveva messo tre mesi a venire dalla Germania con due suoi compagni militari prima e prigionieri poi.
Nessuno di noi, nemmeno in seguito avrebbe potuto sapere quali e quante paure, sofferenze, delusioni, umiliazioni lui avesse dovuto affrontare in quegli anni oscuri di cui anch’io ho ancora qualche immagine ricordo-incubo… perché è inutile supporre che i bambini non si accorgano di nulla, i bambini sentono molto di più, sentono gli umori, le paure e le disperazioni degli adulti, anche quando sono o… sembrano apparentemente nascoste e controllate.
Le donne di casa, sempre in lotta tra loro per questioni caratteriali, si erano affannate a preparare una lauta cena per i tempi che correvano allora: una frittura mista fatta di patate, cavolfiori, carciofi, fette di ricotta, cardi, e baccalà e poi rigatoni con le nocciole le noci, lo zucchero e la vaniglia ( che a me sono sempre sembrati una specie di impasto per la muratura) spaghetti aglio, olio e peperoncino ed un veloce e fantomatico passaggio di tonno, con un colore scarlatto di conserva, quindi un non ben identificato pesce bollito in erbe aromatiche ed arricchito di maionese fatta a mano, che poi in seguito sarebbe stata un mio compito specifico che mi avrebbe insegnato la pazienza… poi patate lesse condite ed in ultimo il ciambellone un dolce che si incontrava una volta l’anno perché i dolci cariavano i denti!
Avevo ciondolato tutto il giorno, perché una bambina in certe circostanze risulta essere un vero impiccio, così avevo finito per fare quello che facevo sempre… giocare da sola.
Ma finalmente venne l’ora. Papà mi chiamò e disse: Ninni adesso puoi entrare”…e scoprii di avere paura…. Che avrei trovato dentro quella stanza?? Cosa mi aspettava oltre la porta? Mio padre capì e mi prese per mano.
La stanza era in penombra, papà era un artista di quelli veri, quelli che devono lavorare per vivere e tengono in disparte la loro arte e la riservano per i momenti in cui vogliono comunicare qualcosa che va ben oltre le parole, sapevo che i quadri alle pareti erano suoi, ma non avevo mai capito in che senso.
Ora, metà stanza sotto la grande finestra era occupata da un grande quadro pieno di montagne che non conoscevo anche se riconoscevo la neve… i tratturi arrivavano fino alla pianura e qua e la qualche ruscelletto faceva capolino tra gli alberi fitti a metà costa, qualche agnellino sfuggito si rifletteva poi negli agnellini di gesso…sistemati a terra, intorno al grande quadro pareti di roccia fatte con la più umile ed incognita carta da pacchi, divenuta roccia grazie alle sagge pennellate di colore miste al muschio vero incollato verso il nord, terminavano nella grotta Sacra.
Non ero un’esperta nelle sacre scritture; quando ero dalla nonna mi limitavo ad accompagnarla a fare quattro chiacchiere con la Madonna, a Roma invece mia zia Maria era la mistica della famiglia ma non aveva ancora fatto in tempo ad iniziarmi ai misteri della fede; ma una cosa la capii subito da sola… lì nella grotta c’era la famiglia riunita, proprio come noi e gli Angeli erano tutti gli altri.
Gabriella(alias Aspi) ®
Commento: ...in certe situazioni divento molto emotivo...come in questo momento!!!Se osi ancora emozionarmi così con un tuo racconto...giuro che vengo a romperti la...faccia!!!!Grazie per la dedica...mi sento veramente fortunato nel poterti chiamare ..AMICA...!!!!
Commento:
aspy carissima, ieri sono stata travolta dai ricordi, teneri, nel sentire un'armonia natalizia.
Tu la chiami "la macchina del tempo" per me invece è un cuore fortunatamente ricco.
abbraccio, lilly
Commento: cara gabriella,bellissimo il tuo pensiero,mi sembrava di leggere una delle straordinarie storie del mio libro preferito da ragazza il mitico"cuore"mi ha letteralmente catapultata nella mia infanzia e tantissimi ricordi felici mi sono tornati in mente...grazie per questo..capisco che sei una donna in gamba e forte...buon natale......giovanna....
Commento: Grazie cari amici per avere letto e positivamente valutato i ricordi, in questo periodo io non credo che siamo più buoni, ma sicuramente più sensibili ai sentimenti ed alla speranza... malgrado tutto.
un grande abbraccio e tanta serenità.
Commento: Buongiorno Aspi, ho letto quello che hai scritto. Ricordare fa sempre bene anche se alle volte doloroso ma serve per crescere, si dice cosi' ? Anch'io ho avuto un padre speciale che ha cercato a modo suo di compensare l'affetto materno che mi e' sempre mancato. E guarda caso dove mi trovo ora ? In America a cercare di recuperare quella parte di origini materne per poi domani aggiungerle al mio grande libro dei ricordi.
Commento: Ebbene mia cara merocaine, che il tuo soggiorno sia n modo per recuperare affetti e sensazioni, che ti facciano conoscere quella mamma che non ti è stata vicina fisicamente, ma di cui hai impressa dentro di te una parte sempre vera e vivace.
un grande