Postato il: 16-09-2014 @ 09:51 am -- letto 1670 volte
Molti anni fa quando la nebbia , in dialetto definita “scighera”,era una cosa seria, mi riferisco agli anni 1920 e 1930, ai confini di Lambrate in quel del Casoretto, a lato della Chiesa Parrocchiale di P.zza S.Materno, c’era una vecchia trattoria chiamata “La Speranza”,gestita dai miei nonni materni,dove i clienti più assidui erano i “cavalànt”che trasportavano la sabbia per le costruzioni per conto di un noto imprenditore di cave.
Gente semplice e comune,gente che alla sera dopo aver messo a dimora il propri mezzi (cavallo e carro), si fermava a consumare un piatto caldo o un semplice bicchiere di vino, confidandosi tra loro vecchie e nuove storie del passato e del presente e dove la signora Adele e il consorte Sig.Giuseppe riuscivano a dare a loro un p’ò di calore umano.
Uno di loro però era un tipo particolare, taciturno, di mezza o tarda età; non gli si poteva definire esattamente l’anno di nascita.Di bassa statura ,gambe alla “Garrincha”e passo traccheggiante.Di lui non si sapeva nulla , non fumava e non beveva vino ma gazzosa o agretta (allora la Coca Cola non era ancora approdata in Italia),cosa alquanto rara tra i “cavàlant”-
Si vociferava provenisse da una zona del Piemonte e che avesse avuto un trascorso sportivo in quel del calcio, in quanto soprannominato “IL TREQUARTISTA”.definizione assai strana ma che faceva pensare a un ruolo calcistico. Che avesse giocato nelle giovanili del Casale o della Pro Vercelli e inserito come giovane talento in un futuro Juventino, al fianco di giocatori divenuti poi famosi nel tempo,ma improvvisamente per motivi mai resi noti cambiò strada e finì nel generico, fino a far coppia con un “vecchio ronzino” e un “marnun” traballante a trasportare sabbia.
La storia incuriosiva molti e uno di loro si mise ad indagare.Si chiedeva perché quel soprannome di “Trequartista” .Riesumando vecchi giornali sportivi del tempo ecco che tra le righe di un ignoto cronista di provincia si venne a capo del significato di quel nomignolo.Infatti di speranze per il futuro calcistico, il nostro uomo ne aveva date;incuriosì anche il C.T di allora, ma purtroppo il fenomeno non era di retta via e qui il nostro detectiv rimase allibito, quando leggendo l’articolo tra quelle righe scarne apprese che Francesco…………….(qua la privacy è di rigore)il trequartista lo era davvero , ma a ¾ di barbera con libagioni assidue, a tal punto da essere ricoverato per molto tempo in un ospedale per alcolizzati.
Il seguito della storia la sapete e così si spiega il perché tra quegli uomini amanti di un buon bicchiere di vino, lui beveva solo gazzosa o agretta.Il fatto curioso è che quel termine calcistico venne usato più avanti nel tempo e così Francesco ne fu il precursore.
Giovanni Delneri